L'ordine cavalleresco medievale del "FUOCO SACRO"
Cavalieri e ospitalieri nel nome di Sant'Antonio Abate a
cura di Orazio Ferrara
Sterminata in Italia la produzione di studi e pubblicazioni, spesso
pregevoli, sulla figura del grande Sant'Antonio Abate.
[Antonio nasce
a Coma, in Egitto, nell'anno 250 circa da nobile famiglia.
Applicate alla lettera le parole del Vangelo "Se vuoi essere
perfetto, va', vendi quello che hai e dallo ai poveri", a vent'anni
si ritira nel deserto, dove è in diuturna lotta con i demoni,
che respinge con la preghiera, il digiuno e la penitenza. Muore in
santità, nell'anno 356, sul monte Kolzim presso il Mar Rosso],
celebrato come il fondatore del monachesimo e il primo degli Abati,
perché a lui si deve la costituzione, in forma permanente,
di famiglie di monaci, consacrati al servizio di Dio sotto la guida
di un padre spirituale (abbà). In particolare gli studiosi
hanno diffusamente trattato degli aspetti folklorici, anche i più
reconditi, delle feste in onore del santo che, numerose, si svolgono
nella data canonica del 17 gennaio un po' dappertutto in Italia.
Trattato poi con dovizia, tra l'altro anche su questa rivista,
tutto il simbolismo dell'iconografia tradizionale, da quello del
fuoco a quello dell'immancabile porcellino che segue il santo. Rarissimi
invece, a differenza della vicina Francia, gli studi e quindi le
pubblicazioni sull'ordine ospitaliero medievale, che, per secoli,
opera e si diffonde in tutta l'Europa e Oltremare nel nome di Sant'Antonio
Abate. Il presente contributo è un primo piccolo passo per
ovviare a tale dimenticanza.
Secondo una tradizione consolidata è il pio signore di
Chateau Neuf [Per alcuni è Chateau Neuf d'Albenc, per altri
C. N. di Albene, per altri ancora C. N. d'Albon.], Jocelin [Nelle
carte antiche appellato anche Josselin, Jacelin, Gozzelin.], figlio
di un conte Guglielmo della medesima stirpe dei duchi di Aquitania
e conti di Tolosa [Da questa potente Casa usciranno San Guglielmo
Magno duca di Aquitania e la bellissima e fatale Eleonora di Aquitania,
prima regina di Francia con LuigiVII, poi regina d'Inghilterra con
Enrico Plantageneto (1154), nonché madre di Riccardo Cuor
di Leone re d'Inghilterra.], di ritorno da un pellegrinaggio in Terrasanta,
a portare nella regione francese del Delfinato lereliquie del santo
anacoreta Antonio il Grande, avute in dono dall'imperatore di Costantinopoli
[Traslate in questa città, verso il 635 d. C., dalla chiesa
di San Giovanni di Alessandria, al momento dell'occupazione araba
dell'Egitto.]. Tutto ciò accadeva intorno al primo millennio
dell'era cristiana.
Diverso tempo dopo, nell'anno 1070, il nobile Guigue o Guigues
di Didier, a quanto sappiamo discendente dello stesso Jocelin, decide
di costruire, nel villaggio di La Motte[Detta poi La Motte Saint
Didier, secondo altri La Motte aux Bois per la vicinanza di un folto
bosco, comunque oggigiorno è la cittadina di Saint Antoine
de Viennois.] presso la città di Vienne, una chiesa dove traslare
[Dalla cappella di Chateau Neuf, dove sembra le avesse deposte fin
dal primo momento Jocelin.
Secondo un autore anonimo del XIII secolo, fino al tempo di Guigue
Didier queste reliquie seguivano i discendenti di Jocelin in tutte
le loro spedizioni militari, ciò, nell'uso del tempo, per
essere sempre vittoriosi (Cfr Congregation de Saint Maur - Histoire
Littéraire de la France - Tome XII, Paris, Paulin Editeur,
1869, pag. 432).] e accogliere più degnamente le reliquie
del grande taumaturgo, che nel frattempo richiamavano sempre più
numerose folle di pellegrini e malati del fuoco sacro o male degliardenti
[Conosciuto anche come "fuoco di Sant'Antonio” o, con termine
medico, "ergotismo” era una grave intossicazione alimentare,
provocata dal consumo di farina di segale contaminata da un fungo,
l'ergot o "segale cornuta”, che si manifestava con bruciori
insopportabili, febbre altissima, delirio, necrosi e cancrene degli
arti.
Nel periodo medievale era assai frequente questo tipo di intossicazione
collettiva, con conseguente strage tra la popolazione colpita.].
Il tempio è appena terminato, che viene solennemente consacrato
da Guy arcivescovo di Vienne.
Ben presto però le gerarchie ecclesiastiche si rendono
conto che è oltremodo necessario gestire, dal lato religioso,
l'incessante flusso umano dei pellegrini in arrivo. Così,
nell'anno1088, vengono incaricati della bisogna i monaci benedettini
dell'Abbazia di Montmajeur presso Arles in Provenza, tanto che in
seguito la stesso santuario di Sant'Antonio Abate diverrà
loro priorato.
Ma se in un certo qual modo si era provveduto per l'anima dei
pellegrini e dei malati, per il corpo non si era provveduto affatto.
Turbe di persone, per lo più lacere ed affamate, sostano per
giorni, sotto l'inclemenza del tempo, nelle terre circostanti la
chiesa.
Soprattutto per i malati, già debilitati, la situazione
è estremamente disastrosa. La sconvolgente visione di tanti
derelitti e delle loro sofferenze muove a pietà l'animo di
un proprio figlio Girin [In alcune carte anche Gerin o Guerin.] guarito
dal male degli ardenti, subito dopo aver venerato le reliquie del
santo. Padre e figlio decidono quindi, con la partecipazione di altri
nobili del Delfinato, di dar vita ad una fratanza laicale e fondare,
nelle vicinanze della chiesa nobile di Vienne, tale Gaste o Gaston
[Per qualche studioso Gaston de Valloire.], il quale ha avuto il
di Sant'Antonio di Viennois, un ospitale [ A quel tempo un ospitale
non era soltanto un luogo dove si curavano i malati, ma anche e forse
soprattutto un hospitium dove si rifocillavano e trovavano riposo
i pellegrini, nonché eventuale difesa contro i ladroni, che
infestavano le strade del tempo. Per questo motivo spesso il luogo
era anche fortificato.].
Secondo la tradizione il numero dei cavalieri fondatori di questo
Ordine ascenderebbe in totale a 7. Questo numero è allusivamente
simbolico, ed indicherebbe esotericamente il ritmo delle settimane
e quindi del ciclo lunare e di conseguenza delle grandi dee mediterranee
della fertilità, i cui relitti cultuali persistevano nel culto
delle Madonne nere, cui i Cavalieri del Tau, al pari dei Templari,
erano devoti.
Una visibile manifestazione diquesto sincretismo religioso medievale,
secondo autorevoli studiosi spagnoli delle enigmatiche Virgines Negras,
sono Nuestra Senora de Atocha, la più antica patrona di Madrid
nonché venerata patrona delle flotte e degli eserciti spagnoli,
e la Virgen de la Almudena, anch'essa patrona di Madrid, ma da data
meno antica.
Ambedue queste Madonne erano particolarmente venerate dalle fondazioni
ospitaliere antoniane e da quelle templari in terra di Spagna. La
cosa non deve poi meravigliare molto in un Ordine come quello di
Sant'Antonio Abate che ebbe senza dubbio, al pari di quello dei Templari,
un suo livello iniziatico ed esoterico. Sulle misteriche commistioni
tra i due Ordini, soprattutto per le fondazioni italiane è
cosa del tutto da scandagliare e che potrebbe portare a delle sorprese
[Qualche accenno in Capone B. - I Templari in Italia - Milano, Armenia
Ed., 1977 e in Capolongo D. - Nola, l'Agroe Cicciano - Atti del Circolo
Culturale B. G. Duns Scoto n° 5, Roccarainola dicembre 1979.].
Quasi certamente, inizialmente, la comunità di frati laici
di Gaston deve essersi attenuta alla Regula dei canonici regolari,
che prescriveva la povertà, la castità e l'obbedienza.
Non sono però da escludere agganci con la Regola dei Benedettini
dell'Abbazia di Montmajeur, dalla quale dipendeva quella di Sant'Antonio
Abate. A Montmajeur doveva, dal punto di vista religioso, necessariamente
far capo Gaston, d'altronde l'adozione della veste nera per i suoi
ospitalieri rimanda subito a quella dei Benedettini, chiamati per
tale motivo anche monaci neri.
Emerge da ciò tutta una problematica storica sui rapporti
intercorsi, per circa due secoli, tra l'Ordine ospitaliero di Sant'Antonio
Abate e i Benedettini [Questi monaci svolgevano di fatto le funzioni
di cappellani dell'Ordine.] in generale e quelli di Montmajeur in
particolare, materia ancora del tutto inesplorata dagli storici.
Anche per i Templari si è posto un simile problema al riguardo
dei rapporti con i Canonici Regolari del Santo Sepolcro, ma a differenza
del nostro caso, la questione è stata affrontata e dibattuta
ampiamente [Cfr. Cardini F. - Bernardo di Clairvaux e lo spirito
templare - Roma 1977 e Leclerc J. - Un document sur le debuts des
Templiers - in Revue d'histoire ecclesiastique, LII, 1957.].
Fin dai primi tempi sull'abito e sul mantello, ambedue neri, degli
ospitalieri di Sant'Antoniocampeggia un Tau di colore azzurro, che
sarà sempre simbolo e vessillo dell'Ordine per tutta la sua
storia. Sulla veste il Tau è portato sul lato sinistro, dalla
parte del cuore.
La confraternita laicale di Gaston viene approvata, nell'anno
del Signore 1095, da papa Urbano II durante il Concilio di Clermont.
Verrà poi confermata come ordine ospitaliero con bolla di
papa Onorio III nell'anno 1218, che peraltro autorizza i membri dell'Ordine
a pronunciare i tre voti della Religione.
Tra il XII e il XIII secolo l'Ordine conosce una rapida espansione.
Commanderie, con annesso ospitale, sono fondate un po' dappertutto.
Scrive al riguardo uno storico francese[Helyot - Mémoire historique
sur l'ordre de Saint Antoine de Viennois. Avec une consultation touchant
la réunion de cet ordre à celui de Malthe- Paris 1775,
pag8.] "… des le XIIe siecle les Antonins avoient des maisons
en France, Allemagne, Italie, Espagne, Angleterre, Ecosse, Hongrie,
Lorraine, Savoye, Piedmont, dans l'isle de Chypre, dans la Morée,
à Negropont, à Athènes, à Modon, à
Saint Jean d'Acre ou Ptolemaide, à Costantinople, en Ethiopie,
et jusques dans la Tartarie…".
Da questo passo si ha conferma della presenza degli ospitalieri
antonini nelle terre di Outremer al tempo delle Crociate. Funzionali
a questo scopo, e non soltanto alla cura del fuoco sacro, sembrano,
per la loro ubicazione, le prime Commanderie fondate in Italia intorno
alla metà del XII secolo, quali quelle di Ranverso [La Commanderie,
poi Precettoria di Ranverso (cioè del versante inverso) è
forse la prima a nascere sul suolo italiano. La sua fondazione si
fa datare alla seconda metà del 1100 ed è dovuta alla
munificenza di Umberto III di Savoia. Situata sullastrategica via
Francisca o Francigena, nel tratto compreso tra Rivoli ed Avigliano,
la fondazione comprendeva un complesso fortificato con la chiesa,
intitolata come sempre al santo, una torre campanaria, un monastero,
dei mulini e, nelle immediate vicinanze, un Hospitium per i pellegrini
e i gli ammalati.
Negli affreschi della chiesa sono raffigurati, oltre a Sant'Antonio,
tutta una serie di santi cari ai Crociati in generale e agli Ospitalieri
e ai Templari in particolare: San Giovanni Battista, Santa Maria
Maddalena, Santa Marta, Santa Margherita, San Michele, San Nicola
e San Martino.
Dell'antico ospedale, oggi, non rimane che la bella facciata tardo-gotica,
su cui campeggia il simbolismo del Signum Potentiae, cioè
il Tau.], di Roma [Dell'esistenza di una Commanderie antoniana in
Roma intorno al 1200 si ha conferma indiretta da una pergamena del
Codex Diplomaticus Cavensis (documenti inediti, arca XLVIII n°
11) riguardante quella di Sarno. Infatti nel documento, datato gennaio
1224, 14 indizione, compare tale fra Giovanni, procuratore di fra
Guglielmo maestro e precettore dell'Ospedale di Sant'Antonio Abate
di Roma e di quelli del Regno di Sicilia. ], di Sarno [Una delle
più antiche in assoluto per l'Italia è la fondazione
ospitaliera antoniana della città di Sarno, coeva di quella
di Ranverso.
La persistenza di questa benefica istituzione si può trovare
fino ai primi decenni del 1800. E' una lite con i potenti Benedettini
di Cava a darci la prima testimonianza al riguardo. I motivi e i
personaggi della lite sono riportati in una pergamena del Codex Diplomaticus
Cavensis dell'anno 1221, giugno, 9 indizione (documenti inediti,
arca XLVII n° 62). Per saperne di più rimando al capitolo
I cavalieri del sacro Tau.
Un ordine monastico militare nella Sarno dell'anno Mille del nostro
Storie Sarnesi, Sarno, Ed. Buonaiuto, 1993.], di Barletta [A Barletta,
strategico porto d'imbarco della Puglia per tutto il movimento crociato
e di pellegrinaggio verso la Terrasanta, si trova la bellissima basilica
del Santo Sepolcro (XII sec.), di cui alcuni particolari costruttivi
(le due bifore e la monofora centrale aperte sull'interno) rivelano
chiaramente l'intervento o l'influenza di maestranze francesi.
Inoltre quello che resta degli affreschi, tra i più antichi
in Italia sul tema e riproducenti Sant'Antonio Abate col mantello
nero in alcuni episodi della sua vita, testimonia la presenza dei
cavalieri del venerabile Tau avanti il1200. Gli stessi dovevano svolgere
il loro compito, insieme con altri ospitalieri nell'adiacente Ospitale
deipellegrini.] e probabilmente di Bari [Per Bari, altro strategico
porto pugliese d'imbarco dei Crociati, la fondazione di una Commanderie
antoniana sarebbe più tarda, di qualche decennio, a quella
di Barletta.
Il più grande arco esistente in Bari vecchia è detto
ancora oggi "Varco di Sant'Antonio". Carte medievali del
Codice Diplomatico Barese parlano di un Hospitium con contigua chiesa
sacrata appunto a Sant'Antonio Abate. Questo Hospitium dei cavalieri
del Tau dipendeva dal grande Ospizio dei pellegrini, esistente a
quel tempo presso la basilica di San Nicola. ].
Altra testimonianza della loro presenza in Terrasanta si ha dall'Alzog
[Alzog G. - Storia universale della chiesa Tomo II, Napoli, Giannini,
1856, pag. 399.], che, avendo quale fonte lo storico delle Crociate
Giacomo de Vitry, scrive "… si assunsero…il difficile incarico
della cura di questi abbandonati infermi, che erano il più
delle volte schifosi anche a solo mirarli. Per amore di Cristo soffrivano
facendo violenza a se stessi pel sudiciume ed il fetore, molestie
così insopportabili, che nessuna maniera di penitenza che
loro venisse imposta, si sarebbe potuta paragonare a questo santo
e prezioso martirio agli occhi di Dio. Son queste le identiche parole
del contemporaneo Giacomo Vitriaco…”.
L'Ordine diventa così famoso che, nel 1253, suoi membri
sono chiamati da papa Innocenzo IV a costituire l'ospedale mobile
della Curia romana. Questo ospedale ha il compito di seguire il papa
e la sua corte in tutti i suoi spostamenti. I cavalieri del Tau in
Roma hanno già un ospitale, la cui fondazione si fa risalire
alla seconda metà del 1100.
L'irrisolta contraddizione che la chiesa di Saint Antoine Abbaye
presso Vienne, cui fanno riferimento tutte le commanderie antonine,
fosse un priorato dei Benedettini di Montmajeur, cosa che non pochi
contrasti aveva creato nel corso dei primi due secoli di vita dell'Ordine,
esplode virulenta verso l'ultimo decennio del XIII secolo, quando
Gran Maestro è Aimone de Montany, uomo dalla forte personalità.
Egli, nella cronotassi dei magister ospitalieri, è il 17°,
considerando il fondatore Gaston il 1° della serie.
Per porre termine una buona volta ai continui litigi, che si stanno
avvitando in una pericolosa escalation di violenze, Etienne abate
di Montmajeur conferisce ad Aimone il possesso, vita natural durante,
del priorato della chiesa di Saint Antoine.
Ma ben presto l'Abate di Montmajeur ritorna sulle sue decisioni,
revocando la predetta concessione e dandola ad un suo religioso,
il benedettino Graton di Chateau Neuf, che vanta la discendenza da
Jocelin. Aimone però rifiuta di consegnare il priorato, ormai
saldamente in suo possesso. Allora Ainard signore di Chateau Neuf
e fratello di Graton, arma la sua gente e muove contro Aimone. In
difesa di quest'ultimo si schiera il signore di Puy-Richard. Lo scontro
armato rischia così di diventare generalizzato. Solo l'intervento
di Umberto detto il Delfino, questo titolo avevano assunto i conti
di Vienne, coadiuvato dall'arcivescovo di quest'ultima, pone fine
all'aspra e sanguinosa contesa. Faticosamente si raggiunge un accordo
tra le parti, sottoscritto poi a Ville de Romans.
Ainard di Chateau Neuf, che vanta diritti feudali sul complesso
abbaziale, fa una vendita ad Aimone della terra e della signoria
dell'Abbazia di Saint Antoine per la somma di "quinte mille
livres", mentre Graton riceve una pensione di "trois cens
livre" da prelevare dalle rendite del priorato [Chorier N. -
Histoire generale du Dauphiné - Tome 2, Valence 1878, pag.
195.]. E' l'anno Domini 1297. Le cose stanno a questo punto, quando
si verifica l'intervento di papa Bonifacio VIII. Questi non solo
dà la sua approvazione all'accordo, dichiarando uniti in perpetuo
il priorato di Saint Antoine del Viennois al Gran Magistero dell'Ospitale,
ma, con una mossa a sorpresaprobabilmente frutto di un'abile strategia,
onora Aimone della dignità di Abate, inoltre assoggetta l'Ordine
all'osservanza della Regola di Sant'Agostino, ritenuta più
severa, e, da quel momento, lo fa dipendere direttamente ed unicamente
dal Soglio pontificio.
Nella bolla papale del 9 giugno 1297 Aimone de Montagny, già
17° Gran Maestro ed ora 1° Abate, è dichiarato capo
di tutti gli altri ospedali antonini, sparsi per l'Europa. Si ordina
anche che i malati del "fuoco sacro" siano curati come
per l'innanzi, senza alcun cambiamento. Così l'abito dei cavalieri
non deve subire cambiamenti, e il Tau, cui si dà il nome di
Potenza nelle predetta bolla, deve occupare sulla veste sempre lo
stesso posto, cioè a sinistra, dalla parte del cuore. Aimone
viene quindi riconosciuto, da tutte le commanderie di Francia e delle
altre nazioni, come loro superiore e capo. In tale funzione prescrive
l'osservanza della nuova Regola, conforme ai canoni agostiniani,
che viene recepita poi in un Capitolo generale, tenuto l'anno 1298.
Ma il colpo di mano di Bonifacio VIII, che ha inferto un duro
colpo all'autonomia dell'Ordine, abbandonando il modello ospitaliero
dei cavalieri giovanniti, e facendolo diventare di fatto un ordine
meramente religioso con funzioni ospedaliere, deve avere incontrato
un'opposizione da parte di molte commanderie, se è vero, come
è vero, che soltanto nell'anno 1312 la nuova riforma è
accettata da tutti. Non deve essere poi una mera coincidenza che
tale data coincida con l'ultima fase della soluzione finale per il
sistematico annientamento dell'Ordine dei Templari.
Comunque l'Ordine dei Canonici Regolari di Sant'Antonio del Viennois,
questo il nuovo nome dopo la riforma, conosce, per tutto il Trecento,
una insospettata rifioritura, con la fondazione di numerose commanderie
ed ospedali, soprattutto in Italia [In questo periodo di massima
espansione l'Ordine conterà oltre 1000 fondazioni, di cui
più di 100 solo in Italia. Basti pensare che nel solo Piemonte
esistevano circa 20 fondazioni di Antonini.].
Probabilmente l'impopolare riforma deve essere passata anche grazie
alla figura carismatica di Aimone, che oltre al già conseguito
prestigio di essere diventato signore dell'Abbazia di Saint Antoine,
aggiunge altri personali successi, quali l'acquisizione dei priorati
di Marnant nella diocesi di Vienne, di Saint Croix in quella di Die,
dei Domini sulle Terre di Chevrieres e di Mirible, della signoria
di Beau Fort e di Murveil. Infine papa Benedetto XI (1303 - 1304)
gli assegnerà, in grazie dei suoi preziosi servigi, anche
l'importante priorato di Saint Medard, malgrado l'iniziale opposizione
di Aimar conte del Valentinois.
Intorno al 1502 l'imperastore Massimiliano I, essendo devotissimo
delle reliquie diSant'Antonio ed avendo grande stima di Teodoro di
Saint Chamond, Abate Generale dell'Ordine, concede al predetto Ordine
di Sant'Antonio, con lettere patenti, delle armi così definite
"Une aigle d'or ayant au col une couronne de meme avec le tau"
[Chorier N. - Histoire generale…cit., pag. 503. Una derivazione di
tale concessione si trova nell'arma alzata dalla Commanderie di Lione,
che presentava l'aquila imperiale bicipite, caricata da uno scudetto
con una tau. Lo stemma con l'aquila compare scolpito anche nella
chiesa della Commanderie di S. Antonio di Ranverso in Piemonte, lo
stemma , da taluni studiosi, è erroneamente attribuito all'arma
personale di Jean de Montchenu, cellerario (amministratore) della
predetta Precettoria sul finire del Quattrocento.].
Ma è proprio sul finire del XVI secolo che inizia la crisi
dell'Ordine, aggravata dal divampare delle guerre religiose. In Francia
bande di Ugonotti saccheggiano ed incendiano, dal 1562 al 1590, numerosissime
Commanderie. Nel corso del Seicento e della prima metà del
Settecento la crisi degenera in decadenza. Un Capitolo Generale,
tenuto nell'anno 1774, tenta un rilancio dell'Ordine, adottando nuove
Costituzioni. Ma è tutto inutile. Già nell'anno seguente,
1775, si parla apertamente di una fusione con l'Ordine di Malta.
Cosa che puntualmente avviene con le bolle papali del 17 settembre
1776 e del 7 maggio 1777. Con regie patenti del 30 maggio viene regolata
tale incorporazione per tutto il Regno di Francia.
In Italia il Papa concede la facoltà al re di Savoia d'incorporare
i beni antonini nell'Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro, e ai Borbone
di Napoli nell'Ordine Costantiniano di San Giorgio.
A cura di Orazio Ferrara
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