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Cavalieri Templari a Foggia

La prima notizia di un insediamento di Cavalieri Templari nella città dauna risale alla seconda metà del XII secolo. Durante il pontificato di Celestino III, dopo la morte di Guglielmo II (1189) iniziò un periodo di forte instabilità politica del quale l’Ordine Templare ne approfittò, appropriandosi illecitamente di alcune terre intorno a Foggia, dove era attiva una domus identificabile, con buona probabilità, con la eccelsia di San Giovanni de Templo, chiesa che nel 1212 fu data alle fiamme durante un’incursione di cittadini della vicina città di Troia. Non sappiamo se dopo tale distruzione la chiesa fu ricostruita o meno, mentre quello che appare certo è che i Cavalieri Templari continuarono ad essere presenti a Foggia con una propria fondazione, i cui beni si estendevano sino a Salpi e Siponto.

Precettore della domus foggiana nel 1213 era Geremia, come si evince da una controversia sorta tra i Cavalieri Templari di Foggia e il monastero di San Leonardo di Valle Voloria circa il possesso della chiesa di Sant’Arcangelo presso Bersentino e la chiesa di Santa Maria presso Lama Ciprandi. La questione fu risolta con una permuta delle due chiese con degli appezzamenti di terra che i Cavalieri Templari avevano nei pressi di Foggia che furono ceduti al monastero di San Leonardo. Nel documento del luglio del 1228 compare Rogerio, precettore della domus Templare di Foggia. Intorno alla metà del XIII secolo il patrimonio della domus foggiana, in buona parte sequestrato da Federico II, era costituito da 88 (25 non producevano reddito perché non erano occupati) casili, 2 domus, 1 pecia, 12 terrae, 1 terricella, 8 vinee ed 1 vineale. Tali proprietà rendevano alla Curia Imperiale almeno 13,40 once, equivalenti a circa 358 grammi di oro.

Verso la fine del XIII secolo, nel 1294, tale Ippolito Carpenterio e sua moglie, entrambi di Foggia, donavano all’Ordine del Tempio tutti i loro beni conservandone l’usufrutto vita natural durante.

Cavalieri Templari a Lama Ciprandi

Enrico VI, considerati i meriti dei Cavalieri Templari, ed in seguito alle preghiere di Goffredo, figlio di Stefano e Maestro delle domus templari in Puglia, concedette all’Ordine militare il 29 aprile 1196 la Lama Ciprandi, già feudo di Rogerio Ebriaco de Terno. Qui i Cavalieri Templari ebbero la propria domus presso la chiesa di Santa Maria della quale risultava essere precettore nel 1213 Guido. In tale anno questa chiesa fu oggetto di una controversia con il monastero di San Leonardo di Valle Volarla, ma rimase in possesso dei Cavalieri Templari che tuttavia lasciarono questa località negli anni immediatamente successivi: infatti nell’ottobre del 1216 il castrum di Lama Ciprandi apparteneva al monastero di S. Pietro di Torre Maggiore. Tuttavia è probabile che i Cavalieri Templari rientrano in possesso delle proprietà a Lama Ciprandi nel 1288, quando il monastero di Torre Maggiore passò dai Benedettini ai Cavalieri Templari. Con una lettera del 14 maggio 1297 indirizzata al Giustiziere di Capitanata, Carlo II d'Angiò ordinava che il Magister ed i Cavalieri Templari della domus di Barletta non fossero molestati per il servizio militare nei feudi di Bersentino, Alberona e Lama.

Cavalieri Templari a Lucera

La presenza dei Cavalieri Templari a Lucera nel corso del XIII secolo fu particolarmente rilevante a tal punto da suscitare invidie e gelosie da parte di altri ordini religiosi. Infatti il 16 giugno del 1226 il papa Onorio III intervenne in una controversia tra i Cavalieri Templari di Barletta e i cistercensi di Casanova (Penne) per alcuni possedimenti compresi tra Lucera e Serra. Nei dintorni di tali località i Cavalieri Templari possedevano diverse masserie ricordate in un documento del 17 febbraio 1303, quando Carlo II d’Angiò scriveva a Santoro da Bitonto, a Giacomo da Peschici e al giudice Tommaso da Guglionisi affinché procedessero alla trattazione della causa tra i Cavalieri Templari e gli ufficiali della Curia per il possesso delle masserie di Casanova, S. Lucia di Rivamorto e Macchia Pentaricia, situate nel territorio di Lucera. La causa era stata commessa ai predetti da lungo tempo e sempre dilazionata.

Qualche anno dopo i Cavalieri Templari vennero molestati nei loro beni e nelle loro persone e il papa Benedetto XI intervenne in loro difesa comandando in una lettera del 20 giugno 1304 al vescovo di Santa Maria (Lucera) di far cessare le molestie nei loro confronti.

Nella primavera del 1307 i beni dei Cavalieri Templari di Lucera furono sequestrati e affidate alle cure di Bartolomeo de Carbonaro di Salpi e al notaio Giacomo di Santa Maria, amministratori per conto della Chiesa. A costoro il 27 marzo 1309 Roberto d’Angiò ordinò di mettere a disposizione quaranta buoi e tutti bufali appartenuti ai Cavalieri Templari delle maestranze impegnate nel cantiere per la costruzione della chiesa di Santa Maria di Lucera.

Cavalieri Templari a Manfredonia

In questa città non disponiamo di testimonianze dirette della presenza dei Cavalieri Templari con una propria domus. Tuttavia è lecito pensare che una fondazione templare fosse presente a Manfredonia che era dotata di un porto di una certa rilevanza e utilizzato per le spedizioni di derrate alimentari da parte dei Templari come testimoniato da un documento del 1274 e da un altro del 15 maggio 1299 dal quale sappiamo che i Bardi facevano salpare da Manfredonia un bastimento dei Cavalieri Templari con grano destinato agli stessi Cavalieri Templari e agli Ospedalieri di Cipro.

Cavalieri Templari a Monte Sant’Angelo

In questa località i Cavalieri Templari possedevano almeno 4 domus, 4 vinee (due delle quali a Mattinata), 1 desertina, 1 vineale ed 1 tenimento dai quali ogni anno venivano ricavate grano, mosto e olio per circa 19 once.

Cavalieri Templari a Montecorvino

Delle proprietà dei Cavalieri Templari in questa località solo una domus produceva reddito per 1 tarì, mentre un vineale, 3 terrae e 1 pecia non rendevano nulla.

 

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